Quando parliamo d’immigrazione non possiamo quindi utilizzare un linguaggio neutro. Ci sono uomini e donne migranti. E la differenza di genere comporta uno sguardo particolare nel riconoscere la specificità che l’applicazione di alcuni diritti richiede.
Combattere le condizioni di svantaggio e di esclusione delle donne migranti per promuovere i loro diritti di cittadinanza è oggi un’azione alla quale lo Stato non può sottrarsi.
Combattere il razzismo ma anche il sessismo consiste nella lotta contro le discriminazioni, per i diritti, per le individualità e per le libertà.
I progetti migratori delle donne possono essere diversi. Alcune sono protagoniste del proprio progetto migratorio, altre seguono il progetto dei loro mariti e compagni o delle loro famiglie, altre fuggono da situazioni di guerra, di conflitto e da persecuzioni. Fuggono dunque da situazioni di forte violenza.
E per fuggire da queste condizioni di violenza oggi approdano nelle nostre coste, spesso con i loro figli e figlie, dopo un viaggio estremo ed estenuante durante il quale spesso subiscono violenza sessuale arrivando, a volte, gravide o infette da qualche malattia. Donne che provano vergogna e paura e difficilmente denunciano lo stupro subito. A loro è dovuta una accoglienza e una cura particolari che uno Stato civile e democratico non può più rimandare.